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Libertà: diritto o privilegio?

Aggiornamento: 11 ago 2021

Senza troppo clamore, l’esperimento sociale più su larga scala sinora mai escogitato nella storia, ha finalizzato un prodotto che si nutre di dualismo e che nella distopia affonda le sue radici più profonde. Il green pass, infatti, ha diviso il mondo in due categorie, figlio di una società che combatte le discriminazioni, servendosi di esse per imporre le sue sentenze: da una parte i buoni, gli inclusivi, quelli che rispettano ciecamente le regole senza il minimo sviluppo di quella capacità di giudizio critico, ormai sopita da decenni, che ha trasformato la società in un insieme di schiavi inconsapevolmente ubbidienti, dall’altra parte i cattivi, incuranti delle regole, ribelli di piazza, nei quali certamente un barlume di senso critico è sopravvissuto al cieco indottrinamento mediatico cui tutti siamo, da oltre un anno e mezzo, tormentati.


Una decisione che, fedele all’antico ma sempre attuale e perfettamente funzionante dividi et impera, pesa in modo assoluto sulla libertà dei cittadini e si alimenta della loro accondiscendenza per ingrossare gli interessi dei potenti, dalle case farmaceutiche alla politica. L’assurdo nasce da una semplice considerazione che va oltre il dualismo sopra citato: non è in discussione la pericolosità del virus (anche un non matematico saprebbe valutare con la giusta pesatura numeri e percentuali sulla pandemia che i media diffondono) o l’efficacia del vaccino, o per meglio dire terapia genica preventiva, nel contrastarlo, non foss’altro che i dati mostrano oggettivamente che anche i vaccinati possono contagiarsi e trasmettere il virus. Chi accetta il green pass non lo fa per contrastare il virus ma per acquisire uno status sociale che ha minori limitazioni della sua libertà. Ciò che è in discussione è il concetto di libertà, la libertà di pensiero, parola e scelta nei confronti, nel caso specifico, del vaccino. Diritto o privilegio? Non si tratta di valutare e soppesare le ragioni per le quali chi non si vaccina non intenda farlo, di qualsivoglia natura esse siano (perchè si nutrono altre speranze, perchè ci si è informati in modo differente, perchè non si vuole essere allineati o si vuole essere ribelli, poco conta), nessuno vuole e deve convincere nessuno: ciò che non può essere messo in discussione è il principio di libertà che ciascun individuo deve avere il diritto di poter esercitare come meglio crede e non può esserci libertà se devo dimostrarla attraverso un pass, questo pare evidente. La libertà non può e non deve, filosoficamente ed eticamente parlando, essere barattata con qualcos’altro: la libertà è un principio, prerogativa assoluta dell’essere umano. Per quanti ignobili sforzi possano venir compiuti per convincere a vaccinarsi, dall’esclusione sociale (ristoranti, piscine, teatri, etc.) al bonus di 100 dollari per chi si vaccina di matrice americana, la libertà di scelta deve rimanere un diritto inviolabile. L’ignoranza poi porta a dire frasi del tipo: “la tua libertà finisce dove invade la mia”, il che significherebbe che devo limitare la mia libertà solo perché non devo limitare la tua libertà di essere uno schiavo del sistema, ovvero schiavo delle grandi lobby finanziarie, che a loro volta guidano le case farmaceutiche? Devo quindi limitare le mie libertà fondamentali per rispettare il diritto di uno schiavo a continuare ad essere schiavo.


Questa è la classica inversione dei volori, dove la schiavitù si veste dell’abito di libertà e arrendersi diventa vincere. Che fesserie sono queste? La conoscenza determina il destino, pertanto il diritto di informazione e di organizzazione dei dati raccolti resta squisitamente soggettivo. Se viviamo in una società che ha smarrito il senso critico e non si pone più domande, accettando le risposte che vengono propinate da altri, perché io devo adeguarmi a questo conformismo? Una scelta è libera solo quando è consapevole: invito i fedeli al sistemi, a quelli che ripetono come un mantra “credo nella scienza” a sviluppare quella profittevole capacità di porsi autonomamente delle domande sensate, e con queste voglio concludere queste mie suggestioni. Dalle risposte si può aprire un terreno comune di dialogo, in alternativa ciascuno rimane fermo sulle proprie posizioni. In che misura i vaccinati riducono il rischio di contagiare? Qual è il rapporto rischi/benefici? Che nesso c’è tra la vaccinazione di massa e la proliferazione di varianti? Che senso ha auspicare di bloccare la proliferazione di varianti con la vaccinazione di massa nei paesi occidentali quando intere nazioni nel mondo hanno tassi di vaccinazione ancora irrisori? È giusto dare il vaccino ai minori quando il loro tasso di mortalità è pari a zero?

Nel rispetto della libera opinione di ciascuno, affidiamo all’inesorabile scorrere del tempo l’ardua sentenza.



© Lukas Englaro

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