top of page

Abitare l'incertezza

Aggiornamento: 4 dic 2020

“La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”. Vivian Greene


In quest’epoca povera di parole e ricca di voci, segnata dal rumore di un tempo accelerato, siamo chiamati a rimodulare la nostra capacità di concepire tempo e spazio. Abitare l’incertezza è divenuta un’azione tanto audace quanto necessaria, nella quale lo scenario d’indeterminatezza non dev’essere necessariamente inteso come fonte di paura e angoscia, bensì come compresenza di molteplici opportunità in stato potenziale che, grazie al nostro processo di scelta, possiamo trasformare in atto. Ciò significa essere in grado di abbandonare la nostra comfort zone, nella quale le credenze che la popolano smarriscono la loro veste di certezza e sono in costante mutamento, obbligandoci a rivedere il nostro paradigma. Considerate poi le difficoltà aggiuntive, prodotte dall’attuale situazione legata alla pandemia e dalla solitudine ineluttabile che viviamo in una socialità troppo spesso solamente virtuale, gestire i cambiamento con un atteggiamento autenticamente resiliente diventa un’impresa quasi impossibile… ed è proprio l’attenzione che dobbiamo porre sul quasi, a renderla oltremodo realizzabile, seppur difficile.


Una celebre storiella narra di due giovani pesci che nuotano nel mare sereni e spensierati. A un certo punto incontrano un pesce più anziano proveniente dalla direzione opposta, il quale fa un cenno di saluto e dice: “Salve ragazzi! Com’è l’acqua oggi?”. I due giovani pesci proseguono per un po’ finché, arrestandosi di colpo, uno guarda l’altro e stupito si domanda: “Che cos’è l’acqua?”.

Talvolta non ci rendiamo conto delle cose più ovvie: molti aspetti della nostra vita quotidiana, giacché da sempre presenti sullo sfondo della nostra esistenza, ci sfuggono perché li diamo per scontati, divenendo perciò invisibili alla nostra attenzione. Eppure, sappiamo bene quanto sia determinante il contesto, ricco di dettagli a noi sconosciuti, di ogni esperienza in relazione al determinarsi di quella stessa esperienza. Il fatto è che, pur vivendolo e agendo costantemente in esso, non ne siamo consapevoli. Da qui la capitale importanza della consapevolezza: essere consapevoli di chi siamo, di quello che pensiamo e di ciò che facciamo, in ogni momento. Se diamo per scontato tutto non potremo mai ambire a cambiare paradigma e stare quindi al passo con i cambiamenti.

Occorre anzitutto uscire dalla logica tirannica delle tendenze prodotte e veicolate dalla società e dai social-media, che, spesso inconsciamente, siamo portati a seguire, quasi a convincerci che, per essere appagati e di tendenza, dobbiamo possedere un determinato prodotto, guidare una determinata autovettura, abitare in una determinata zona o possedere un certo reddito.

Una volta riconosciuti e ridimensionati i condizionamenti esterni, è necessario concentrarsi sull’osservazione: sviluppare tale capacità è infatti determinante per poter catturare tutti quegli aspetti che, come abbiamo detto sopra, spesso ci sfuggono come fossero invisibili e invisibile non significa necessariamente che qualcosa non esista, bensì che non riusciamo a vederlo. Se vi dicessi di guardare fuori dalla finestra e di riferirmi qual è la prima cosa che vedono i vostri occhi, la risposta probabilmente sarà: l’albero, la strada, le auto che passano, etc. dimenticando che, invece, la prima cosa davanti ai vostri occhi è il cristallo del vetro della finestra, per l’appunto invisibile perché dato per scontato.

Altro aspetto essenziale al fine di sviluppare consapevolezza è certamente il porsi degli obiettivi, il che presuppone il fatto di ascoltarsi, conoscere i propri bisogni, che innescano i desideri, perché quello che vuoi svela quello che sei. L’ultimo ingrediente è rappresentato, a mio avviso, dalla disciplina: raccogliere informazioni, imparare ad organizzarle in modo coerente e porsi degli obiettivi sono tutte dimensioni che perdono vigore se non sono accompagnate dall’autodisciplina e dalla tenacia nel rispettare ciò che ci si è prefissati.

Ricordate bene che il senso di appagamento, o felicità che dir si voglia, dipende in larga misura dalla nostra armonia, che raggiungiamo quando ciò che pensiamo, ciò che diciamo e ciò che facciamo viaggiano all’unisono nella medesima direzione.

Vivere nell’incertezza, dunque, non è un mestiere impossibile: è necessario sviluppare consapevolezza di noi stessi, di ciò che ci circonda e di quello che ci capita, tenendo sempre a mente il celebre monito di Carlos Castaneda:

“Gli uomini non capiscono quasi mai che è possibile tagliare fuori qualsiasi cosa dalla propria vita, in qualunque momento, con un battito di ciglia”.



341 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti
Post: Blog2_Post
bottom of page